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Castegnato, Brescia, Italy
Da qualche parte ho letto che chi va in montagna è sempre in cerca di qualcosa … non so se è una regola valida per tutti gli alpinisti, sicuramente lo è per me. Sono Massimiliano Bocchio, nato il 29 maggio del 1980, cresciuto a Calcinato e dal luglio 2012 residente a Castegnato. Mi sono diplomato come geometra nel 1999 al Tartaglia di Brescia, con il massimo dei voti, e ho studiato architettura al Politecnico di Milano, fermandomi a pochi esami dalla Laurea. Ho lavorato in alcuni studi tecnici come geometra e progettista d’interni, ho fatto l’agente di commercio per due anni e ora, dall’ottobre 2010, sono responsabile dell’ufficio tecnico presso un azienda di bagni prefabbricati. Oltre al mio lavoro diurno, c’è dal 1999, un lavoro notturno come dj che amo e che mi permette di coltivare una delle mie passioni ossia la musica. Amo la montagna,l'alpinismo è diventanto parte inscindibile della mia vita. Questo blog nasce dalla voglia di mettere in ordine pensieri, esperienze e sogni.

sabato 28 febbraio 2015

Il sogno del gran Scozzese

Da dove parto? dalla prima volta che ho visto il gran scozzese? anzi..."il sogno del gran scozzese", già il nome ti mette un pò soggezione.
A me viene subito in mente per associazione d'idee Sean Connery mentre recita nel "il nome della rosa", con quel suo sguardo cosi profondo che incute revenziale rispetto.
Non è la cascata più difficile delle valle, ma il principale problema è che la vedi...
Sali per la prima volta in valle...e la vedi. Sali la seconda volta, e la vedi.
Vai da piccolo iceclimber a fare Machu pichiu e quando arrivi su ti sembra di essere Heckmair nel '38 sull'Eiger. Poi scendi, cammini sulla strada chiusa per neve e pochi tornati prima dell'auto...vedi ancora il gran scozzese.
Quante volte mi sono chiesto...avrò mai il coraggio di salirlo?quante ore ci impiegherò? e con chi? quante trazioni dovrò esser in grado di fare? e se perdo una piccha?
Ero completamente fuori strada come approccio, lo ammetto.
Mettevo magliette aderenti per mostrare i bicipi quando, invece, questa femmina si concede a chi non sbaglia un congiuntivo.
Quest'anno ho avuto la fortuna  di avere due professoroni del congiuntivo, che hanno deciso di prendere uno come me, che non sbaglia un presente ma già sul passato remoto ha qualche problema, e farlo studiare un pò.
Giovedi mi arriva il messaggio di Claudio, scaliamo? volentieri...ma cosa? la prima proposta non oso nè ripeterla nè quasisognarla per ora, poi mi butta li lo scozzese e non ci vuole molto a convicermi. Ero già in parola anche con il Toso quindi cordata da tre.
Partenza 4:45 da BS centro, complice il fatto che dovevo tornare presto per impegni di lavoro e poi anche voglia di evitare ressa in parete.
6:30 arriviamo al parcheggio della diga, parte un pò di sconforto perchè le temperature sono alte, la macchina segna a stento -1 ma decidiamo lo stesso di andare a buttarci un occhio.
Nessuno davanti a noi, e da sotto la cascata sembra in condizione.
Via si parte.
Claudio si propone di fare lui i primi tiri sotto per andar via veloci e il risultato è che prima delle 9:00 stà già attaccando il terzo tiro. Ghiaccio non stupendo, crostoso e poco proteggibile.
Quasi senza accorgercene siamo tutti e tre nella grotta sotto il muro centrale.
Ora tocca a me.
Mi sono tornate subito alle memoria le parole che una volta mi ha detto il pugile parlando del gran scozzese..."la prima volta che arrivi nella grotta e poi guardi in su ti chiedi chi te l'ha fatto fare".
Non ce ne sono di banane, quando sei li non è più corto o meno verticale di come si potrebbe auspicare. Muro da 50 m di V .Punto.
Parto, seguo una linea che in parte avevo già visto da sotto la parete, il ghiaccio non è visivamente bellissimo ma è comunque buono. Mi impongo di guardare sempre bene dove metto i piedi e proteggermi anche forse più del necessario.
A circa 2/3 del tiro inizio ad essere un pò cotto, chiodare sul verticale non è riposante di sicuro ,quando trovo dei punti buoni cerco di fare dei lunghi e profondi respiri. Ogni tanto guardo in giù...'sti cazzi!
Ad un certo punto il muro finisce e vedo la sosta, metto un ultima vite per prudenza e mi fiondo verso i due spit.
Do un occhiata all'imbrago, viti ancora con me 2, viti alla partenza 15, n° viti messe 13!
Recupero i soci e guardo l'orologio, mi c'è voluta un ora, azz...lentino ma pazienza! per rialzare la media oraria, e sopratutto perchè ero bello cotto mentalmente, ripasso il comando a Claudio, per la cronaca il ghiaccio peggiore se l'è beccato sempre lui.
Prima delle 12 stiamo già iniziando a fare le doppie.
Solito tran tran e si va caccia di un panino dal Placido che subito accoglie "LINSELVINI" e si mettere a raccontare la storia dello scozzese e di cose mitiche, come i primi apritori austriaci dell'89, l'utilizzo del terzo attrezzo e il fatto che si arrivava su di notte!
Io credo di aver realizzato al 100 % di esser riuscito a salirlo solo domenica, riguardando le foto sul telefono.
Non ho fatto tutto perfetto anzi, non ho sfalsato le corde sul muro in primis, qualche volta quando non mi sentivo tanto tranquillo alzavo entrambe le picche e le "buttavo" dentro molto più del necessario, pazienza.
Sono felice e per qualche giorno nessuno mi toglie questa gioia dal cuore, spero di rifarlo e rifarlo meglio.
Gran bel viaggio, non solo fisico.
Grazie al Toso che ha condiviso questa esperienza con me.
Grazie a Claudio e Daniele in veste soci, amici...e maestri di congiuntivo.









Parto per il muro centrale